Un discendente per il re

C’era una volta oltre le montagne e oltre l’oceano, Floridia, un regno dove sbocciavano tutti i fiori del mondo. Rose, ciclamini, tulipani, papaveri, girasoli, margherite. Nel cielo brillavano stelle alpine e dalle nuvole dei temporali piovevano glicine e lavanda. Il vento soffiava petali di tutti i colori.

Il re e la regina di questo regno erano diventati molto anziani e decisero che era tempo per loro di andare in pensione. “A chi possiamo lasciare i nostri troni?” – si chiedevano. Già, il re e la regina di questa storia, non avevano discendenti.

Presero allora a spulciare l’enorme albero genealogico della famiglia. E tra rami, tane di scoiattoli e nidi di uccelli, trovarono il nome di un lontano pronipote, Geranio. Il re e la regina ordinarono di cercarlo e di portarlo a corte.

Dopo qualche giorno Geranio arrivò al seguito di un belante gregge di pecore e capre. Si, perchè Geranio era un pastore e mai si sarebbe allontanato senza il suo amato gregge. L’accoglienza del re e della regina fu meravigliosa e il regno appariva ancora più bello.

Sistemati gli animali in un bel recinto, Geranio avanzò verso il re e la regina ma non appena iniziò ad attraversare il lungo tappeto rosso disseminato di petali e vasi con ogni specie di fiori, prese a starnutire. Acciù, acciù, acciù, almeno cinquanta starnuti al passo e giunto stremato davanti ai reali rivelò ciò che già appariva chiaro: “Sono allergico ai fiori”.

Ahimè, tutte le speranze di aver trovato un successore cadevano nel vuoto: come poteva un re allergico ai fiori regnare nel regno dei fiori?

La cerimonia fu interrotta e ognuno tornò a casa propria.

Da quel giorno Geranio rimase chiuso in una stanza del palazzo, tutto coperto così che non potesse respirare l’aria ‘pollinosa’ di Floridia. Le povere capre e le povere pecore cercavano invano il loro pastore ma c’erano oramai altre facce che si prendevano cura di loro, in particolare quella del re che aveva scoperto una grande simpatia per loro.

A corte viveva Viola una giovane che aveva il compito di occuparsi dei fiori e delle piante, di fare in modo che fossero ben curate dai giardinieri, di scoprire e far piantare nuovi semi e nuove specie. Da giorni era chiusa nel suo laboratorio intenta a trovare una soluzione per l’allergia del povero pastore. Preparò unguenti, sciroppi, vapori e li fece provare a Geranio ma niente accadeva, l’allergia non diminuiva. E dopo studi, ricerche, ragionamenti e notti insonni, Viola arrivò ad una conclusione: quella di Geranio non era vera allergia ma un malvagio incantesimo che qualcuno aveva lanciato su di lui. “C’è sicuramente un traditore a corte” – pensava Viola – “e l’unico modo per scoprirlo è essere più furbi di lui”. Così diffuse la falsa notizia che grazie alle sue medicine, Geranio era sulla strada della guarigione e che entro un mese il regno avrebbe avuto il nuovo re. Fece circolare queste voci e si mise di guardia, giorno e notte, aspettando che il traditore facesse un passo falso.

Alla quinta notte di sbadigli e occhiaie, qualcuno nel buio si avvicinò al suo laboratorio, forzò la porta ed entrò. Viola che spiava ben nascosta non poteva credere ai suoi occhi, il traditore era il fidato maggiordomo del re, era lui che faceva il doppio gioco. Pur se sconvolta per la scoperta, diede il via al piano. Fece entrare il suo complice, uno dei giardinieri di corte che fingendo di sorprendere in flagrante il malefico maggiordomo, non gli si mise contro ma gli propose di voler prendere parte al piano per dividere il bottino.

“Ti aiuterò se mi darai una ricca ricompensa”, gli disse. Il maggiordomo ci pensò su, in effetti un complice gli sarebbe servito e accettò.

“Prima però devi svelarmi il tuo piano”, gli disse il giardiniere per portarlo dritto dritto a confessare i piani malefici.

“Non ti facevo così furbo”, disse sghignazzando il maggiordomo e iniziò a raccontare: “Sono anni che covo la mia vendetta. Questo regno apparteneva ai miei antenati ma il casato di questo re arrivò rubando ogni cosa. È tempo di fare giustizia ed è per questo che ho fatto in modo che il re e la regina non avessero discendenti e che l’unico lontano parente avesse un’allergia che gli avrebbe per sempre impedito di essere il successore. Se mi aiuterai non dovrai più romperti la schiena in questi giardini e ti coprirò di ricchezze non appena mi sarò riappropriato di ciò che mi spetta”.

Il giardiniere la cui onestà non diminuiva affatto la scaltrezza, gli disse: “L’incantesimo che hai fatto a Geranio non si scioglierà di certo con gli intrugli di Viola. Sappiamo che ciò che fa la magia può essere contrastato solo da una magia più forte. Deve quindi per forza esserci una pozione, la sola in grado di annullare il sortilegio”.

Il malefico maggiordomo annuì: “Non vedo il motivo perché tu debba sapere anche questo”.

“E invece il motivo c’è” – replicò il giardiniere – “Devo avere garanzie che non mi lascerai a bocca asciutta quando il piano sarà concluso e per averle devo essere complice fino in fondo e sapere tutto. Scegli ora se avermi come amico o come nemico che può uscire da quella porta e metterti nei guai subito”.

Il maggiordomo si accorse di non avere molta scelta e vuotò il sacco, rivelò il posto in cui era nascosta la pozione per sciogliere l’incantesimo di Geranio. Non ebbe nemmeno finito di parlare che la porta si spalancò ed entrarono Viola, il re, la regina e tutte le guardie a circondare il malefico maggiordomo. Mentre tutto il resto accadeva, Viola e il fidato giardiniere si precipitarono nella stanza del maggiordomo in cerca della pozione.

Non appena l’ebbero trovata, Viola con gli occhi pieni di lacrime guardò il giardiniere e lo ringraziò per l’aiuto. “Ho fatto tutto questo per te”, le disse e Viola capi che quello che da sempre aveva nel suo cuore, era corrisposto. Da lì a poco si sarebbero celebrate due grandi feste, un matrimonio e l’incoronazione del nuovo re.

Non restava che aspettare la nuova regina ma questa sarà forse un’altra storia.

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