La cuoca principessa

C’era una volta in un lontano regno un messaggero della regina che così se ne andava cantando:

A tutte le cuoche del regno
porto un messaggio
porto un messaggio,
dalla regina reco un messaggio
e solo a voi voglio parlar!

Tutti i segreti della cucina
è tempo ormai di rivelar
perché il re niente vuole mangiar, ahi noi!
come farà a governar?

Già! Il re,  a causa di un maleficio, si rifiutava da tempo di mangiare e la regina, dopo tanti e inutili tentativi, aveva pensato di rivolgersi alle giovani cuoche del regno e con una ricca ricompensa: la fanciulla che fosse riuscita nell’ardua impresa di far mangiare il re, sarebbe diventata la moglie del principe.

Tutte le giovani cuoche si recarono allora a palazzo, pronte a mettersi ai fornelli. E quanti arrosti furono brasati e soufflé gonfiati e polli impanati, panne montate e uova sbattute. Ma niente era accaduto, il re non ne voleva sapere di mangiare. La regina sconfortata cominciò a perdere le speranze,  finché una delle giovani si avvicinò  e le disse: “Permettetemi di provare una volta ancora. Di cucinare, apparecchiare e servire il re”. La regina che non vedeva al momento altre vie d’uscita, acconsentì.

Tre ore ci vollero e quando ebbe finito di cucinare, la fanciulla si sbizzarrì con porcellane, argenti e cristalli e preparò una tavola da incanto. Entrato il re si sedette e, come rapito da una magia più potente del sortilegio che gli aveva tolto l’appetito, iniziò a mangiare tutto quello che la fanciulla portava in tavola.

A corte furono applausi e felicitazioni. Il re si era finalmente liberato di quel debilitante maleficio e ora che tutto si era risolto per il meglio, la vincitrice poteva riscuotere la sua ricompensa e sposare il principe. Quando però il re lo venne a sapere, andò su tutte le furie, perché la fanciulla che lo aveva appena salvato, doveva diventare sua cuoca e maestra di corte e non certo sua nuora. Si oppose allora al matrimonio e la fanciulla, pur se dispiaciuta di non poter sposare il principe, accettò di rimanere a corte a servizio del re e della regina. Il principe invece, per la delusione di non poter sposare una fanciulla tanto saggia e garbata, decise di partire per non tornare mai più.

Trascorsero gli anni, il re aveva ripreso a non mangiare, questa volta non per una brutta magia ma per il dolore del figlio perso. La fanciulla invece diventava sempre più brava. Organizzava banchetti invitando dame e cavalieri  da tutto il mondo e il castello era un tripudio di eleganza e ospitalità. Durante uno di questi eventi arrivò a corte un cavaliere misterioso a cui una folta barba nascondeva il viso. Rimase a corte per tre giorni e per tre giorni fece la corte alla fanciulla. Chiese la sua mano e presto i due si sposarono.

Abitando tutti insieme,  il cavaliere divenne presto grande amico del re e un giorno durante una battuta di caccia alle farfalle, gli suggerì di togliersi quella ricciuta barba, ‘Ti invecchia parecchio’, gli disse. Così quando il giorno dopo il cavaliere arrivò a corte completamente sbarbato, il re e la regina per poco non caddero a terra svenuti! Il cavaliere infatti non era altro che il principe, il loro figlio prediletto. La felicità di ritrovarlo fu così grande da saper dimenticare l’inganno e vissero tutti felici e contenti.

Il messaggero della regina così ora se ne andava cantando:

A governar un regno o una casa
serve l’ingegno
serve l’ingegno.

Sol con l’ingegno e poche altre cose:
l’esser garbati, cocciuti, educati.
E farsi amare sempre di più
con buone maniere e un buon tiramisù!